Il riso è sacro: le frasi più belle di Dario Fo
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Il riso è sacro: le frasi più belle di Dario Fo

Quando un bambino fa la prima risata è una festa. In tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta. Le parole del grande uomo di cultura.

Dario Fo
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13 Ottobre 2016 - 09.50


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1. La cultura non si può ottenere se non si conosce la propria storia.

2. [La vita] Una meravigliosa occasione fugace da acciuffare al volo tuffandosi dentro in allegra libertà. (da Il mondo secondo Fo)

3. In tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta. Ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po’ le teste. Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa. (da Il mondo secondo Fo)

4. Fermare la diffusione del sapere è uno strumento di controllo per il potere perché conoscere è saper leggere, interpretare, verificare di persona e non fidarsi di quello che ti dicono. La conoscenza ti fa dubitare. Soprattutto del potere. Di ogni potere. (da La Repubblica, 13 giugno 2004

5. La risata, il divertimento liberatorio sta proprio nello scoprire che il contrario sta in piedi meglio del luogo comune… anzi, è più vero… o almeno, più credibile. (da Dario Fo parla di Dario Fo, Lerici, 1977)

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6. Il riso è sacro. Quando un bambino fa la prima risata è una festa.

 

7. La satira è un’espressione che è nata in conseguenza di pressioni, di dolore, di prevaricazione, cioè è un momento di rifiuto di certe regole, di certi atteggiamenti: liberatorio in quanto distrugge la possibilità di certi canoni che intruppano la gente.

 

8. È risaputo che chi usa la fantasia per trasgredire la legge ne preserva sempre una certa quantità per il piacere proprio e degli amici più intimi.

 

9. Non dobbiamo permettere ai politici di agire senza controllo, e visto che non ci danno gli spazi per esercitare questo controllo, dobbiamo prenderceli.

 

10. Mio padre, prima dell’arrivo del nazismo, aveva capito che buttava male; perché, spiegava, quando un popolo non sa più ridere diventa pericoloso.

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