R-Women, essere donna in un mondo complesso
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R-Women, essere donna in un mondo complesso

Dieci scatti per dieci fotografi, dall'Italia all'Iran. Una mostra e un progetto per capire insieme cosa significhi vivere, e viversi, come donne. [Manuela Iannetti]

(foto di Davide Dutto)
(foto di Davide Dutto)
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26 Novembre 2015 - 21.07


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di Manuela Iannetti

Essere donna è un gioco di continui compromessi e ridefinizione di equilibri. Lo è da sempre, ovunque, nonostante il dibattito venga relegato a temi e aree geografiche lontani. Pensiamo di capire la realtà, mentre distorciamo i pregiudizi per adattarli alle nostre teorie. Parlando con la nostra amica iraniana Azam Bahrami, rifugiata politica nel nostro paese e attivista per i diritti delle donne nel mondo, abbiamo pensato di fare qualcosa per rilanciare il dibattito sulla condizione femminile nel mondo. E di farlo attraverso l’arte.

Così, tramite l’associazione Sapori Reclusi, che si occupa di comunicazione e fin dalla sua fondazione è attiva nel promuovere progetti che diano voce a chi fatica a trovare spazi di espressione – perché vive in luoghi reclusi, ai margini, isolato o semplicemente perché rappresenta una minoranza – abbiamo contattato alcuni artisti e artiste stranieri e italiani, perché ci aiutassero a definire e rappresentare la condizione femminile nella lotta quotidiana per l’affermazione di sé.

Dieci fotografi hanno aderito e hanno accettato di realizzare e donare 10 scatti per costruire un filo narrativo unico, composto da voci diverse. Dalle cime innevate delle montagne iraniane, alle periferie delle città somale; dalla condizione di rifugiate politiche, a quella di cittadine attive nel loro tessuto sociale, ogni storia e ogni sguardo partecipa alla costruzione di un senso collettivo, per arrivare a capire insieme cosa significhi vivere, e viversi, come donne in un mondo complesso.

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Da questa idea è nato il progetto R-Women, una mostra d’immagini – composta da materiali, supporti e tecniche diverse – che riunisce in un corpus unico i singoli progetti artistici dei fotografi coinvolti. Ognuno di essi, partendo dal proprio bagaglio artistico e dalla propria sensibilità, rappresenta una delle possibili sfaccettature dell’essere donna oggi.

R-Women è un progetto itinerante: una volta realizzata la prima esposizione, la mostra viaggerà nello spazio, raggiungendo città e paesi stranieri, per allargare il più possibile il raggio d’azione di questa discussione collettiva. Il progetto è piaciuto da subito al Comune di Torino, che ha sposato la causa concedendo il suo patrocinio. E ora, dopo mesi di lavoro per tracciare connessioni tra artisti e volontari, il progetto è pronto per partire. Obiettivo: realizzare la prima esposizione nel 2016.

La mostra non sarà l’unico esito del progetto. Essa infatti costituirà l’apice di un evento in cui confluiranno anche dibattiti, testimonianze, musica, cibo e oralità popolare.
Perché per parlare delle persone ci vogliono le persone, e per farle stare bene insieme, occorre partire dalle cose semplici: cibo, parola, accoglienza.

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Il primo passo è quello di raccogliere fondi. Così è partita una campagna di crowdfunding, di finanziamento dal basso, che tramite la piattaforma di kickstarter si rivolge alle persone per chiedere di partecipare al progetto, donando una cifra a titolo volontario. Come ogni campagna di finanziamento partecipato, ogni donazione verrà premiata con un regalo, commisurato all’entità dell’impegno profuso, perché tutti si sentano parte del lavoro che stiamo compiendo fin da subito.
La dead line prevista per il crowdfunding è tra meno di un mese: 17 dicembre 2015.

Partecipate anche voi, perché i progetti migliori vivono se sono condivisi.

Per saperne di più sull’associazione Sapori Reclusi [url”CLICCA QUI”]http://saporireclusi.org/[/url].


Per contribuire con una donazione libera, anche solo 1 €, e scegliere se restare anonimo o ricevere un regalo in cambio della tua donazione, clicca sull’immagine:


Ecco i fotografi coinvolti:

Babak Bordbar, nato a Shiraz (Iran), risiede in Francia dove fa il foto-reporter. Vincitore di numerosi premi, ha lavorato per numerose agenzie e attualmente è freelance per Associated Press.

Azin Haghighi è un fotografo iraniano residente a Tabriz. Il suo lavoro sviluppa un percorso volto definire gli effetti dei forti divieti e dei tabù che circondano il mondo del sesso all’interno della società iraniana.

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Raha Askarizadeh è una fotografa Iraniana e un’attivista per i diritti delle donne. Attualmente vive e lavora a Beirut.

Sajad Arvand è un fotografo e documentarista free lance. Originario di Shiraz, vive e lavora in Iran.

Mahdieh Mirhabibi è una fotografa iraniana la cui infanzia è stata segnata dalla guerra tra Iran e Iraq. Da allora la fotografia l’ha portata a visitare numerose nazioni in conflitto e a mostrare con le sue fotografie le cicatrici che la guerra lascia in un popolo.

Davide Dutto è un fotografo italiano residente in Piemonte che negli anni ha lavorato su una vasta gamma di progetti. Negli ultimi anni il carcere, la reclusione e i diritti umani sono solo alcuni dei temi da lui sviluppati.

Shiva Khodabakhsh è nata nel 1989 in Iran, dove lavora come fotografa di teatro e spettacolo, raccontando la vita quotidiana dei giovani artisti di Teheran.

Maryane Majd è una fotografa Iraniana e un’attivista per i diritti delle donne, in particolare ha lavorato sulla connessione tra sport e diritti-divieti per le atlete in Iran. Attualmente vive e lavora principalmente in Europa.

Afshin Yousefi è nato ed è residente a Isfahan, Iran. Unisce fotografia e speleologia raccontando un Iran naturale e sotterraneo.

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