di Veronica Matta
Intervista all’antropologo Fiorenzo Caterini
Accade spesso che talune operazioni di negazione o sminuimento della realtà portino ad assumere atteggiamenti sarcastici e scettici con lo scopo di ridicolizzare o diminuire d’importanza fatti e scoperte di una certa valenza storica. Ciò è avvenuto per Shardana, per la Brigata Sassari, per Eleonora d’Arborea, ed oggi per i Giganti di Monti Prama. La “proposta semiseria” di Francesca Barracciu di fare dei Giganti di Monti Prama la nuova bandiera della Sardegna, offre a tanti l’occasione di fare invece alcune riflessioni molto serie. Una lettura particolare la facciamo con l’antropologo sardo Fiorenzo Caterini, il quale ha una sua personale interpretazione sul significato che quella proposta cela. Una riflessione, quella di Caterini, che prova a far luce sul meccanismo culturale ed anche economico del sistema sardo-italiano-europeo, nel quale i Giganti di Monte Prama stanno cercando, di trovare un ruolo definitivo e dignitoso. L’approccio semiserio di fare dei Giganti il nuovo simbolo iconografico della bandiera sarda, ci impone paradossalmente di aprire un confronto serio sull’importanza dei Giganti di Monte Prama e il significato del simbolo dei 4 mori di una Sardegna a cui è stato assegnato un ruolo ben preciso in un sistema mondiale dove i piccoli Stati sono usati come risorsa passiva da cui attingere, non come risorsa attiva da cui promuovere sviluppo. Caterini non mette in discussione il simbolo che i 4 mori rappresentano, in quanto accettati e riconosciuti come simbolo di tutti i sardi, tra l’altro antichissimo. Sono gli aragonesi, ad un certo punto, a dire che quella è la bandiera della Sardegna. E se noi non sappiamo bene perché c’è questa bandiera, tuttavia, dopo cinque secoli, qualunque sia l’origine, essa è stata accettata ed è diventata un totem per i sardi, da esporre, da sovraesporre, da manifestare, da portarsi appresso in ogni luogo. Un totem che diviene feticcio, innocuo in Sardegna, perché il rapporto Italia- Regione è storicamente “un rapporto di dialettica, certamente sbilanciata”. L’intervista si chiude con una proposta seria rivolta alla sottosegretaria alla Cultura la quale piuttosto che perdersi in proposte semiserie, potrebbe fermarsi un attimo e studiare con maggiore serietà sull’opportunità di tirare il giacchetto a Matteo Renzi per cacciare fuori i soldi che servono perché i Giganti possano avere un parco archeologico, il loro luogo naturale.
Cosa rappresenta per i sardi la scoperta dei Giganti di Monti Prama?La questione dei Giganti di Monti Prama, a parer mio, sta subendo la stessa operazione accaduta per altri grandi scoperte in terra sarda, e il modo in cui la stanno trattando fa pensare ad un ennesimo tentativo di “riduzione”. I Giganti non sono una cosa trascurabile, né su piano della loro popolarità, né su quello della scientificità. Un caso che, in un certo senso, è esploso malgrado i tentativi di tenerlo nascosto. 5 ettari con migliaia di reperti archeologici sotto terra di epoca nuragica. Oltre alle tombe con le statue è stato individuato, con il georadar un tempi e altre emergenze monumentali. Inoltre, cosa di cui si parla pochissimo, sono state rinvenute le ossa di quegli antichi progenitori. Tutte cose di enorme valore scientifico. Tanto basta per farci un parco archeologico con investimenti seri che richiederebbero centinaia di milioni di euro e non due milioni di euro.
Per quale motivo il sottosegretario fa una proposta semiseria proprio durante uno dei convegni scientifici più importanti?C’è una temperie culturale, una “elite”, un establishment culturale che non sa gestire il sentimento popolare che c’è nei confronti dei Giganti di Monti Prama. Il sottosegretario con le sue dichiarazioni si inseriscono in questo clima generale. Un’incapacità di gestione non solo del sentimento popolare ma anche della scienza. Finisce in favoletta, in burla. Perché questa è una burla. Se tu mi dici, “in forma semiseria, cosa ne pensate, ho partecipato all’Accademia del Lincei, importantissimo convegno e ho proposto i giganti di Monte Prama che sono diventati un simbolo, in sostituzione della bandiera dei 4 mori”. Viene spontaneo domandarsi: “Ma cosa c’entra? Quello è un convegno scientifico in cui si fa, come dire, il punto della situazione. “Proposta semiseria…. cosa ne pensate?” Quel cosa ne pensate, fa pensare che non fosse cosi semiseria. Quando ho sentito la proposta semiseria della Barracciu, ho pensato che fosse una denigrazione non solo del simbolo bandiera, ma anche dei giganti stessi. E’ un paradosso. Apparentemente è stato fatto per denigrare la bandiera ma in realtà è stato fatto per denigrare i Giganti di Monte Prama.
Cosa i sardi potrebbero fare con i Giganti di Monte Prama?Lì andrebbe fatto un parco archeologico, andrebbero fatte delle riproduzioni perché quello che a noi interessa è vedere il posto. Andrebbe fatto un museo lì, con le statue vere al suo interno e le riproduzioni fuori, poi ristoranti, alberghi, negozi. Hanno dato in bilancio solo due milioni di euro per gli scavi, nemmeno per la recinzione li hanno stanziati. Tu pensa che da poco i carabinieri hanno recuperato nella “civilissima” Svizzera 50 milioni di euro di refurtiva archeologica sarda. C’è stato il caso della statuetta neolitica battuta all’asta a New York per l’equivalente di un milione di euro ed era il pezzo forte della più importante collezione dell’anno. E noi di fronte ad un valore simile lasciamo addirittura incustodita un valore di quel genere; per un periodo ci andarono i volontari a custodirla, tra Natale e l’Epifania, periodo del passaggio di consegne tra l’Università e il Ministero. Non c’è nemmeno il recinto. Per il valore che c’è, lì dovrebbero mettere elicotteri, telecamere, mastini, doberman, non c’è niente. Certo c’è forestale, i carabinieri che pattugliano, ma mi pare insufficiente anche per il messaggio che si manda. Si invia, nella mancata custodia, un messaggio di poca importanza, di poco valore, di trascuratezza. Questa cosa che la Barracciu l’ha buttata in forma semiseria è la manifestazione di una incapacità di un ragionare in grande e in termini di concretezza, anche di management dei beni culturali nei confronti dei Giganti di Monti Prama. Dico una cosa come provocazione: siccome non sappiamo che farne di questi Giganti che stanno diventando sempre più ingombranti sia dal punto di vista popolare sia dal punto di vista scientifico, siccome non sappiamo che farne, allora la spariamo grossa. Li buttiamo in una bandiera, la cosa più importante che abbiamo. Eh no! Caccia fuori i soldi invece, caccia fuori 20/30 milioni di euro, fai lì un parco archeologico, questo devi fare, non rifare le bandiere che sono gratis! Mettere una bandiera, fai un figurone ed è gratis. Eh no! Caccia fuori i soldi, tu rappresenti lo Stato, tu sei il sottosegretario alla Cultura, tira per la giacca Renzi e caccia fuori i soldi. Questo è il discorso: lì ci va un parco archeologico con un investimento serio. Darebbe da lavorare.
Ma diciamola tutta: il governo ha chiesto un finanziamento alla comunità europea di 900 milioni di euro per le biomasse, il bioetanolo nel sud che darà lavoro a 300 persone. Ora con 900 milioni di euro, io lì ci faccio un parco archeologico che dà da lavorare a 600 persone. Archeologi, antropologi, storici, operai, commessi, custodi, di tutto e rientro nell’investimento nel giro di dieci anni.
C’è il caso della Cina è evidente. In Cina hanno scoperto le statue di terracotta lo stesso mese e lo stesso anno in cui hanno scoperto i nostri Giganti, nel marzo del ’74. Coincidenza clamorosa, uno scherzo del destino! I nostri Giganti sono rimasti trent’anni in uno scantinato, nel frattempo in Cina, attorno alle statue di terracotta, nasceva un’intera città che fa un milione e mezzo di visitatori all’anno. Certamente le statue di terracotta cinesi sono più spettacolari ma meno importanti dal punto di vista scientifico, perché hanno la metà degli anni, sono medievali, i nostri Giganti invece sono preistorici. Non hanno la spettacolarità delle statue cinesi, però hanno la suggestione dell’antichità. Poi non è che devono fare, per forza, un milione e mezzo di visitatori, e nemmeno i milioni di visitatori che fa Stonehenge, sito frutto di un’accurata promozione di politica di marketing culturale. Il sito in sé è inferiore ai Giganti di Monti Prama e ad un ipotetico parco archeologico, però ha una politica di marketing cosi azzeccata che è arrivata ad essere quella che è. Stonehenge è stata ricostruita peraltro meccanicamente, erano cumuli di pietra. Se tu investi lì invece che investire sul bioetanolo, lì crei lavoro per sempre, non per un’industria che dopo dieci anni decade e rimane la bomba ecologica da risanare con i soldi pubblici.
Per finire una domanda personale. Da studioso della storia e della cultura sarda, come fai a non soffrire di tutto questa mancata valorizzazione dei beni culturali sardi?Siamo sempre alla ricerca di un equilibrio interiore per non farci travolgere dalle brutte cose del mondo. Se ci guardiamo attorno ne vediamo di disgrazie, si cerca di dare il proprio contributo senza farsi sopraffare. Si legge, si studia, si cerca di capire e di offrire un proprio contributo. Sono molto attaccato alla mia terra, alla Sardegna, credo che raramente si trovi un luogo con una differenza così marcata tra prerogative naturali e culturali e la loro trascuratezza e cattiva utilizzazione. L’unico modo per combattere la sofferenza è “fare”. Nel “fare”, senza esibizione e clamore, senza esagerazioni e indifferenza, le energie si orientano positivamente e il dolore scompare. Almeno per un po’.