Londra sapeva: l'invasione della Polonia non fu una sorpresa
Top

Londra sapeva: l'invasione della Polonia non fu una sorpresa

All’asta la bozza della dichiarazione di guerra pronunciata da re Giorgio VI alla radio. Documento datato 25 agosto 1939. La guerra scoppiò il primo settembre.

Londra sapeva: l'invasione della Polonia non fu una sorpresa
Preroll

Desk2 Modifica articolo

10 Dicembre 2013 - 11.02


ATF
di Franco Fracassi

«In queste gravi ore, probabilmente le più gravi della nostra storia, voglio inviare il seguente messaggio a tutti i miei sudditi, scritto con la stessa profondità di sentimenti in egual misura per ciascuno di voi. Voi siete una nazione pacifica…». Si tratta dell’incipit di un documento a firma Harold Vale Rhodes che potrebbe riscrivere la storia della seconda guerra mondiale, o, quanto meno, del suo inizio. Il documento in questione è la seconda bozza del discorso che il re d’Inghilterra Giorgio VI pronuncerà alla radio il 3 settembre 1939, il discorso in cui l’Impero britannico dichiarerà guerra alla Germania, trasformando di fatto l’invasione della Polonia da parte della Wermacht nella prima azione bellica della guerra planetaria. La cosa sorprendente è che la Polonia venne invasa il primo settembre, mentre la bozza del discorso è datata 25 agosto. Una settimana prima dello scoppio del conflitto.

Il foglio è rimasto in possesso di Rhodes fino alla sua morte, nel 1970. Dopodiché è entrato in possesso di un acquirente sconosciuto. Martedì 10 dicembre verrà messo all’asta da Sotheby’s, battuto a un prezzo base di quattromila sterline (4.800 euro).

Leggi anche:  Marine Le Pen: l'accusa chiede 5 anni di carcere per l'appropriazione indebita dei fondi Ue

«È un documento affascinante per molte ragioni. Dà vita a un momento chiave della storia britannica. È stato scritto prima che la Polonia venisse invasa dalla Germania. Mostra che il Regno Unito si stava preparando alla guerra e non venne affatto colto di sorpresa da Hitler. Dà anche idea delle difficoltà di re Giorgio nel parlare in pubblico, tanto da aver bisogno di una lunga preparazione dei suoi discorsi», spiega colui che bandirà il documento dal podio di Sotheby’s, Gabriel Heaton.

Nigel Steel, storico dell’Imperial War Museum di Londra è d’accordo con Heaton: «La guerra era attesa. Non si è trattato di una sorpresa per nessuno. E bisognava avere tutto il tempo necessario per preparare Giorgio VI al suo discorso, il più importante del suo regno».

Si tratta del discorso che è al centro del film pluripremiato “Il discorso del Re”. Per la sua interpretazione di re Giorgio Colin Firth ha vinto l’Oscar.

Leggi anche:  La Polonia favorevole ai missili a lungo raggio per Kiev: "È il linguaggio che Putin capisce"

«La nonna è morta». Questa parola d’ordine, pronunciata alle otto di sera del 31 agosto 1939 dal capo delle SD Reinhard Heydrich diede il via alla seconda guerra mondiale. Il giovane studente fuori corso di filosofia di nome Alfred Helmut Naujocks seppe che il suo commando di SS sarebbe entrato in azione da lì a qualche ora, non con la divisa bruna del corpo d’élite hitleriano, bensì con le divise dell’esercito polacco. Compito del commando nazista era di fingere un attacco alla stazione radio di Danzica (all’epoca città del Terzo Reich), quindi di leggere alla radio un messaggio in polacco, ovviamente ostile nei confronti della Germania. Naujocks aveva l’ordine di creare il casus belli.

La mattina del primo settembre il Fuhrer Adolf Hitler annunciò alla radio: «Questa notte truppe regolari polacche hanno aperto il fuoco sul nostro territorio. Dalle quattro e quarantacinque di oggi le nostre forze armate sono passate al contrattacco».

Leggi anche:  La Russia bombarda l'Ucraina e la Polonia fa alzare in volo tutti gli aerei da combattimento

Al tempo, la Polonia aveva firmato un trattato di mutua assistenza con la Francia e il Regno Unito. Il patto prevedeva, in caso di invasione della Polonia, l’entrata in guerra anche di Parigi e Londra.

La seconda bozza del discorso che re Giorgio Vi avrebbe dovuto pronunciare dieci giorni dopo alla radio. Non si fa mai riferimento diretto alla Germania. Si parla di «nostri nemici».
Native

Articoli correlati