"Le lampade di Siviglia", il sogno dell'Andalusia
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"Le lampade di Siviglia", il sogno dell'Andalusia

In Alcido, protagonista di questo romanzo, c'e' l'Andalusia, il paradiso perduto degli arabi che ha sempre avuto un posto particolare negli scritti di al-'Ugiayli

"Le lampade di Siviglia", il sogno dell'Andalusia
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21 Febbraio 2013 - 07.58


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di Cristina Micalusi

Le lampade di Siviglia, racconto da cui prende il nome la raccolta, svelano al lettore italiano il carisma di un grande maestro della narrativa araba contemporanea: Abd al-Salam al-‘Ugiayli.

La storia dello spagnolo Alcido,il cui nome deriva dal marocchino Al-Sayyd, che in un casinò di Siviglia fa rivivere le glorie della grande Andalusia, il paradiso perduto degli Arabi. Lo da interloquendo con un altro arabo, quelli d’Oriente. Ma è l’Andalusia la vera protagonista di questo racconto che ha sempre avuto un posto particolare negli scritti di al-‘Ugiayli, ed è sempre stata nelle coscienze degli Arabi.

Per far rivivere quel glorioso passato Alcido si accontenta di sognarlo,
mentre lo scrittore invita all’azione che sola può costruire un futuro prospero che eguagli il passato.

È la denuncia di al-‘Ugiayli non solo verso l’Occidente, ma a tutta la società araba che non è stata in grado di far valere quel passato culturale in cui prosperavano scienza e sperimentazione, difendendo allo stesso tempo i principi spirituali.

In un altro racconto del libro, “Sally” diventa il legame tra Est e Ovest, legame che in passato sembrava impensabile a causa della mancanza di un linguaggio comune. L’ammirazione che lo scrittore ha per la cultura occidentale, verso quella francese in particolare, non gli fa dimenticare la politica colonialistica di quel paese in Africa settentrionale e di aver contribuito all’arretratezza e all’immobilismo l’Oriente arabo. Danno a cui si può rimediare capovolgendo i rapporti del passato e instaurandone di nuovi, volti alla comprensione e collaborazione.

Al-‘Ugiayli si trova in quella generazione di letterati che si sono formati dopo la seconda guerra mondiale, le cui opere appaiono negli anni Cinquanta, presentando così una sintesi degli stili affermatisi precedentemente nella letteratura araba, soprattutto nel racconto breve; rielaborati tuttavia con gusto e personalità, tanto da parlare di “corrente di al-‘Ugiayli”.

In altri racconti esalta il mondo del deserto con le sue leggende e i suoi infiniti orizzonti dove si annulla il confine tra la vita e la morte, tra illusione e realtà.

Al-‘Ugiayli è stato definito dal grande poeta siriano Nizar Qabbani “il più
straordinario beduino che il deserto abbia conosciuto e il più sorprendente uomo del deserto che la città abbia incontrato”.

‘Abd al-Salam al-‘Ugiayli nasce nel 1918 a Raqqa una cittadina sulle rive
dell’Eufrate nel nord della Siria da una famiglia di proprietari terrieri
benestanti, che godeva di notevole prestigio. Ha alternato la professione di medico a quella di scrittore. Autore di poesie, opere teatrali e numerosi saggi, é soprattutto per i suoi racconti ad essere riconosciuto un grande letterato della narrativa araba contemporanea. Un’altra raccolta importante è La Figlia della Strega.

Dal testo: “Ma la cosa più straordinaria era la luce di quelle lampade i cui raggi avvolgevano le grate di ferro dei cancelli e si insinuavano tra i ricami di marmo, come follemente invaghite di tanta bellezza.” (Pag. 15)

“Cinquant’anni fa il mondo era diverso da quello di oggi e nello stesso tempo era uguale.” (Pag.83)

Titolo: Le lampade di Siviglia

Titolo originale: Qanadil Ishbiliyya

Autore: Abd al-Salam al-‘Ugiayli

Traduzione: Maria Avino

Editore: Jouvence

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