La legge Usa contro il traffico sessuale online apre il dibattito: è in pericolo la libertà di espressione?
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La legge Usa contro il traffico sessuale online apre il dibattito: è in pericolo la libertà di espressione?

Il Fosta (Fight Online Sex Trafficking Act) è stato approvato a enorme maggioranza mercoledì. Ma chi si oppone avverte: "internet come lo conosciamo cesserà di esistere"

Il Senato Usa
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22 Marzo 2018 - 17.47


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Mercoledì il Senato degli Stati Uniti ha approvato praticamente all’unanimità (97 voti favorevoli e solo 2 contrari) il Fosta, acronimo di Fight Online Sex Trafficking Act, una legge ideata dal senatore dell’Ohio Rob Portman per combattere il traffico sessuale online.

La legge va a sospendere la sezione 230 del Communication Decency Act del 1996, chiamato lo “scudo legale”, che prevedeva che le holding dei siti internet non fossero responsabili di quello che i vari utenti caricano sugli stessi siti. In altre parole, è quello che, per esempio, permette ai centinaia di siti pornografici (ma non solo, sono coinvolti anche i siti di streaming illegale di film e serie tv) di sopravvivere nonostante i contenuti caricati non siano sempre legali. Questo perché è ovviamente impossibile controllare tutto ciò che viene caricato su un sito e come ogni singolo utente si comporta e quindi si è preferito separare le responsabilità. 

Questo aveva permesso, sostiene la Ncse (National Center on Sexual Exploitation) il proliferare di moltissimi siti che spingono alla prostituzione di donne e minori. La legge, secondo i suoi sostenitori, sarà un modo per combattere attivamente il traffico sessuale.

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Ma si tratta di una questione controversa e sebbene in pochissimi si siano opposti, le loro motivazioni non sono campate in aria: “L’assenza della sezione 230 cambierà il modo in cui conosciamo Internet” ha detto Ron Wyden, senatore dell’Oregon che insieme al senatore del Kentucky Rund Paul ha votato contro la legge; “Solamente i siti che potranno contare su enormi fondi e tanti avvocati potranno continuare a funzionare, perché è impossibile controllare ciò che gli utenti caricano online. Molti siti minori saranno costretti a chiudere e questo non va bene per la libertà di espressione”.

Molte compagnie internet erano inizialmente dubbiose riguardo la legge, ma nel novembre dello scorso anno sia Google che Facebook hanno dato il loro supporto, seguiti a ruota da molte compagnie. 

Contrari erano anche i gruppi a sostegno delle libertà civili, secondo cui la legge è una minaccia alla libertà di parola e limita il libero flusso dei contenuti nella rete.

La legge deve essere ancora firmata da Donald Trump, che però ha già assicurato che lo farà, anche se non ha molta scelta data la quasi unanimità con cui è stata apporvata sia dalla Camera che dal Senato. 

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