Morte dj Fabo, chiesta l'assoluzione per Marco Cappato
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Morte dj Fabo, chiesta l'assoluzione per Marco Cappato

Il processo davanti alla corte di assise di Milano. L'esponente Radicale, imputato per aiuto al suicidio, non ha avuto nessun ruolo esecutivo

Fabiano Antoniani, dj Fabo
Fabiano Antoniani, dj Fabo
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17 Gennaio 2018 - 14.46


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Assoluzione di Marco Cappato “perché il fatto non sussiste”. E’ la richiesta della Procura di Milano nel processo al tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni ed esponente Radicale imputato con l’accusa di aiuto al suicidio per la morte in Svizzera di Fabiano Antoniani, dj Fabo.
Ma più che di articoli di legge i ragionamenti dei pm sono stati incentrati sul diritto alla dignità delle persone, sul diritto anche nel dolore e nella sofferenza di esercitare la propria volontà. Per questo è stata chiesta l’assoluzione di Cappato o, in subordine, l’invio degli atti del processo alla Corte Costituzionale per sollevare una questione di illegittimità sull’articolo 580 che prevede il reato di aiuto al suicidio.
I fatti risalgono allo scorso anno. Cappato aveva accompagnato dj Fabo, rimasto paraplegico e cieco in seguito a un incidente d’auto del 2014, in Svizzera dove aveva chiesto e ottenuto l’eutanasia per mezzo del cosiddetto suicidio assistito, il 27 febbraio 2017.
“Sarei davvero stupita”, ha detto davanti ai giudici della Corte di assise di Milano il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, “se qualcuno qui avesse qualche dubbio sul fatto che Fabiano avesse deciso di mettere fine alla sua vita. Sulla questione del dubbio se ci sia stata agevolazione al suicidio, cerchiamo di capire che cosa sia suicidio e come nasce l’articolo 580. Dobbiamo chiederci a quale vita facciamo riferimento. Quanto artificiali siano delle vite che noi siamo chiamati a difendere. Ho visto dei polmoni respirare da soli su un tavolo, macchine che sostituiscono cuori… ma è vita questa?”.
“La Costituzione repubblicana, afferma ancora Siciliano, “ci ha abituati a credere che un uomo è un pieno fruitore di tutti i diritti della personalità. Dignità è poter essere uomo. Ma come può esserci dignità se non c’è la libertà di esercitarla?”
Anche il pm Sara Arduini, dopo avere affermato come fosse “forte e granitica la volontà di Fabiano di morire” in quanto dopo l’incidente stradale era rimasto cieco, paralizzato e senza la speranza di un lieve miglioramento”, ha sottolineato che Cappato “non ha in alcun modo rafforzato il proposito suicidiario di Fabo ma lo ha solo rispettato. Anzi lo ha addirittura ritardato cercando di coinvolgerlo nella sua lotta politica per tentare di dargli una nuova prospettiva di vita”.

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